Il clima sangiovannese descritto da Michelangelo Manicone

San Giovanni Rotondo è un comune di 27.172 abitanti (fonte ISTAT – 1 gennaio 2018) della provincia di Foggia, ha una superficie di 259,62 km² e una densità di popolazione di 105 abitanti/km². Fa parte del Parco Nazionale del Gargano. Il comprensorio comunale è piuttosto esteso e infatti ne risente anche il dislivello altimetrico: si passa dai 1065 metri di Monte Calvo alle prime avvisaglie pianeggianti del Tavoliere. Tuttavia il centro abitato di San Giovanni Rotondo, situato su un altopiano del versante meridionale del promontorio garganico, sovrastato dal Monte Castellana (965 metri), giace sostanzialmente alla stessa altimetria della casa comunale (566 metri).

Il microclima della zona, è caratterizzato da una maggiore continentalità (clima temperato sublitoraneo) rispetto al resto del Gargano: la temperatura media annua è di 13,8°C mentre la piovosità totale è in media di 846 millimetri all’anno suddivisi in circa 86 giorni con precipitazioni (dati serie storica 1924-2012). La ventilazione è abbastanza costante, spesso intensa specie quella settentrionale. Le nebbie, non abituali ma a volte intense, avvengono quasi sempre per avvezione.

Il periodo più freddo dell’anno è di solito posto tra Gennaio e Febbraio accompagnato quasi sempre da nevicate che si possono presentare anche in MarzoL’accumulo medio nevoso annuo si aggira attorno i 30-35 centimetri ma capitano sempre più spesso inverni senza accumuli significativi. La calura estiva si raggiunge tra Luglio e Agosto quando le precipitazioni si riducono al minimo.


Riporto una descrizione del clima sangiovannese, risalente alla fine del 1700 inizi del 1800, opera del padre francescano Michelangelo Manicone il quale scrisse un’opera imponente: La Fisica Appula (1806). La descrizione dei microclimi è molto minuziosa e ben argomentata. Le conoscenze dell’epoca, non certo paragonabili alle attuali, esaltano la capacità di Manicone nel produrre spiegazioni molto valide dei fenomeni atmosferici e della loro periodicità sul promontorio. Si noteranno molte verità sul nostro microclima inserite in un giudizio tuttavia soggettivo e privo di dati strumentali. Immergetevi in un pezzo di storia.

“Giace San Giovanrotondo alle radici di una curva catena di montagne, che la cingono al nord-nordest. È dunque riparato dai freschi venti boreali. Tiene al sud presso l’abitato una ben vasta pianura, ridente in primavera pel verde de’ cereali, e trista nella state per le insecchite paglie. Dunque i raggi riflessi da detto piano unendosi ai raggi rimbalzati dalle disuguali e pietrose montagne circondanti, e cadendo tutti nell’abitato, uno smoderato e nojoso calore vi debbono al certo destare. Anche questa terra è, come Arignano, esposta direttamente, e pienamente ai caldi venti del sud, i quali pria di arrivar qua, scorrer deono calda Daunia. Or tutte le accennate cagioni fanno, che nella state caldo assai sia il clima di San Giovanrotondo. [..] Or le montagne, che S.Giovanrotondo cingono al nord, sono di està sgombre di neve; ed è S.Giovanrotondo sotto l’impero de’ caldi venti del sud. Esposta questa terra al meriggio, lo scirocco, ed il libeccio cadendo con tutta la lor forza d’insolazione nelle calcaree, compatte e vaste superficie de’ circondanti monti, ed essendo da queste rimbalzanti, producono nell’atmosfera una rarefazione estrema, e rapida: rarefazione, da cui risultano de’ momentanei, impetuosi e brucianti venti. Infelici popolazioni del Gargano meridionale! In esse hannovi le cagioni, che l’aria riscaldano. Dappertutto vi si veggono montagne spelate, e valli pietrose; ma dove sono le fonti, e i ruscelli? Aspro è nel verno il clima di S.Giovanrotondo, quando le montagne, che la cingono, coperte sono di neve. I venti boreali agitano fortemente allora l’aria vicina alle nevi, quest’aria agitata e fredda precipitasi come torrente dalle cime de’ monti, va rapida a metter foce nell’abitato; e di quì la freddezza del clima di questa terra nella stagione jemale. Anni addietro ben di mattino ai 3 Gennajo io parto da S.Giovanrotondo per Foggia. Escito dalla terra, entro tosto nella menzionata vicina pianura. La borea, che vi fischiava, era sì feroce ed orrida, che facea raccapriccio. Mi percuoteva nella spalle, e pure la morte mi pareva vicina, tanto era aspro il freddo, ch’io sentiva a cavallo. Difatti mi erano assiderati gli estremi. [..] Apuliesi, voi, per riacquistare la perduta salute, soliti siete a venir qua a mutar aria. Veniteci però o nel dolce tempo, in cui sbucciano le vergini rose, o quando le folte e tumide spighe biondeggiano ne’ campi, oppur quando fa a noi ritorno il vago autunno. Se ci verrete “allor che ferreo il verno prese del dì governo”, voi, assisi ad un focolare, ripeterete sempre: giornata di noja, scorrette veloci.”

Tratto da: “La Fisica Appula” libro VII, articolo IV, Michelangelo Manicone.

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